Troppo spesso sentiamo dire che la cultura appartiene alle sinistre. Troppo spesso ci ripetono che una grande maggioranza dei voti che non vanno a sinistra derivano dalle casalinghe o dai pensionati, drogati, loro malgrado, di tv.
Il Sole 24 Ore di ieri, 1 Marzo 2006, pubblica invece un interessante sondaggio che sembra stravolgere i vecchi adagi che per anni hanno fatto la fortuna dei progressisti, adagi ai quali, diciamoci la verità, neanche loro credevano veramente. La statistica è consultabile anche on line (
Il fisco non spaventa i professionisti), sul sito del quotidiano economico di
Confindustria, e pone questioni di carattere politico ai professionisti italiani (
medici, avvocati, ingegneri, architetti ma anche
infermieri professionali, geometri, giornalisti).
Espongo qui di seguito alcuni dati che mi paiono interessanti: il
58% dei professionisti ha espresso un giudizio positivo sull'operato del governo Berlusconi nel quinquennio 2001-2006, mentre
il 70% ha poca fiducia nelle capacità del centrosinistra di reggere il timone del Paese qualora vincesse le elezioni nella prossima tornata elettorale. Solo il 24% del campione si è dichiarato propenso a optare per l'Unione di Prodi nell'urna. Il 67% si è dichiarato soddisfatto dell'andamento economico della propria attività. Il 37% del campione crede che sia necessario rafforzare il sistema del welfare anche a costo di pagare più tasse, mentre il 32% ritiene opportuno abbassare le aliquote in ogni caso. Una risposta che non deve sorprendere se si pensa che molti professionisti hanno uno stretto rapporto (anche e soprattutto di natura economica) con la pubblica amministrazione. Non lascia adito a dubbi poi il dato per il quale
il 92% considera l'inefficienza del settore pubblico una priorità da affrontare così come il 56% vuole una riforma radicale degli ordini professionali. Possiamo forse spingerci oltre, ipotizzando che esista una larga fetta di popolo
silenziosa, la quale non vota per Prodi e per i suoi alleati, e addirittura li teme.
Come al solito, io non sono particolarmente fiducioso nella
bontà di realizzazione dei sondaggi:
troppe variabili possono essere malamente considerate a seconda di chi commissiona una particolare rilevazione statistica.
Qui in parte il problema non sussiste:
in primis perché
il campione è più facile da selezionare (e.g. non si devono esaminare in egual numero pensionati, operai, casalinghe, imprenditori, ecc) visto che si tratta volutamente di una specifica classe sociale. In secondo luogo
i risultati presentati sono fortemente orientati verso un'idea ben definita (non sono pochi punti percentuali di differenza, spesso anzi si parla di decine...). Ad ogni modo
il dato che emerge è ben chiaro: all'aumentare della scolarizzazione i voti vanno sempre di più a destra. Sia ben chiaro: qui nessuno vuole lasciare intendere la superiorità intellettuale dei laureati nei confronti dei lavoratori semplici. Solo ci si domanda: al contrario di quello che ci vogliono far credere, di intellettuali a sinistra ci sono rimasti solo filosofi e pochi altri?