E finii per citarmi. Ormai il
modus operandi di questa sinistra ai primi passi sta diventando quanto mai ripetitivo.
Li conosciamo già a memoria. Le prime parole di Prodi, informato dell'elezione di Giorgio Napolitano, hanno puntato a ricordare che l'ex PCI sara' davvero
il Presidente di tutti. Gli unionisti hanno già accantonato i buoni propositi dell'immediato momento post elettorale, e anzichè tentare veramente di unire il Paese - come amano dichiarare ad ogni pie' sospinto - stanno facendo di tutto per acuirne le differenze.
O sono in assoluta malafede oppure sono assolutamente stupidi. Ad un'Italia che durante la tornata elettorale appariva palesemente come ben scissa al suo interno fra berlusconiani e unionisti, la sinistra al governo risponde propinando di forza bruta
un Presidente della Camera orgoglioso Comunista,
un Presidente del Senato già sindacalista CISL e,
last but not least,
un Presidente della Repubblica che - nella migliore delle analisi possibili - metà del Paese non avverte visceralmente come suo rappresentante. E ci venivano a raccontare che la democrazia era in pericolo con Berlusconi...
La situazione mi pare essere assai grave. Sia chiaro a tutti il meccanismo di funzionamento della macchina mancina al potere.
In campagna elettorale qualcuno dei lettori può essere stato persuaso dalle parole di miele che nonno Romano profondeva riguardo la bontà d'intenti che la sua coalizione, a dir la verità già evidentemente ingarbugliata, proponeva. Ora, che in un modo o nell'altro, hanno acquisito una sottile -
sottilissima, quasi inesistente - maggioranza e di conseguenza il diritto-dovere al governo del Paese, stanno manifestando in tutta la loro arroganza la tecnica di comportamento preferita.
In primis,
Prodi. Romano si palesa, suo malgrado, come una marionetta che si muove a comando dei partitini che dettano le regole, dei mastelliani che impongono i loro voleri, dei DS che, tracotanti, hanno puntato e centrato il bersaglio grosso. Lui non fa nemmeno tanta paura: fa pena.
In fondo conosce anche lui il suo peso politico: più o meno quello di un due di coppe quando la briscola è denari. Zero. Come prevedibile, tra le file della
disUnione è il partito di Fassino a dettare i tempi e il caso dell'elezione del
finto Presidente di tutti è a tal proposito emblematico.
I DS prima presentano
D'Alema come loro candidato:
la CdL non può - è chiaro - accettarlo. Berlusconi risponde che bisogna trovare delle
larghe intese: facciano loro
una serie di nomi, i due poli ne discutono e si sceglie per il meglio. I DS ritirano D'Alema e propongono
Napolitano: la CdL non può - è chiaro - accettarlo. Berlusconi e gli alleati
rispondono come sopra. Ma per i DS il rischio sarebbe troppo alto: non avere un Presidente della Repubblica amico vorrebbe dire mettere a repentaglio la vita di questa legislatura un giorno sì e l'altro pure. E le poltrone di Roma, si sa, sono particolarmente comode.
Allora si parte con il siparietto della scheda bianca. Consci che le prime tre tornate per l'elezione del Colle sarebbero state totalmente inutili (non hanno i numeri e Napolitano non era certo la persona adatta per un'elezione al primo scrutinio), gli unionisti hanno provato da subito a stabilire contatti sotteranei con le schegge impazzite della CdL, trovando efficace riscontro nei soliti
folliniani che dovranno sicuramente provarci un gusto tutto particolare ad essere derisi a destra e a manca.
Come al solito poi,
quando bastano i loro soliti scribacchini, l'Unione si unisce: e Napolitano fu.
Si assumano la reponsabilità del loro operato: eleggere un
Presidente della Repubblica con 543 voti su 993 votanti,
con la forza,
senza tentare neppure il dialogo su una rosa di nominativi,
è il piu' patente dei segnali del loro sprezzo per chi a loro è contrario.
Non si accorgono che oltre agli italiani che li hanno votati, ce ne sono altrettanti e forse anche di più che li preferivano a casa ad interessarsi di
bricolage piuttosto che di
politica. Che è tutta un'altra cosa.
UPDATE: non posso non citare
il mio amico PA che presenta,
con parole loro, la coerenza di sinistra.
Nella foto, il colore preferito dagli italiani.