La gente non ci credeva. In campagna elettorale leggeva i cartelloni di Forza Italia in cui si rimandava cortesemente al mittente la possibilita' di avere i No Global nell'area governativa.
"Berlusconi cerca voti con l'inganno", si diceva. Ancora una volta, Berlusconi non mentiva. E ora che
la storia si e' compiuta, forse anche quelli che un mesetto fa guardavano con diffidenza l'allarme urlato dal leader forzista ora strabuzzeranno gli occhi a sapere un No Global come
Paolo Cento, dei
Verdi,
sottosegretario al Ministero dell'Economia. Un dicastero fondamentale anche per il rilancio sociale del paese.
In linea con le promesse - tra le righe - della campagna elettorale,
Cento proporra' l'introduzione di nuove tasse: oggi parla della
Tobin Tax antiglobalizzazione, l'odiosa tassazione antiliberista appoggiata da Lula in Brasile e Chávez in Venezuela ma tanto contestata in Inghilterra, domani chissa' cosa potrebbe propinarci.
Avevamo espresso le nostre perplessita' sulla possibilita' che questa sinistra lasciasse lavorare in serenita' l'ottimo Padoa Schioppa: eravamo stati lungimiranti.Mentre
Confindustria e il suo timoniere
Montezemolo esprimono dubbi sull'esecutivo proposto da Prodi (il dott. Cordero avrebbe dovuto immaginarlo prima a cosa saremmo andati incontro), Cento si preoccupa di ricordare che il Partito dei Verdi ha vinto la sua battaglia: non solo impegni governativi per risanare l'Ambiente (con gia' il
ridente Pecoraro-Scanio al Ministero apposito), anche la responsabilita' di aggiustare i conti pubblici.
E Cento di idee ne ha da vendere. Come questa che, con sprezzo del ridicolo, racconta all'incredulo giornalista del
Corrierone:
"La nostra scommessa è di dare un contributo all'economia pubblica in maniera diversa. La decrescita per esempio. Cominciamo a ragionare senza tabù che la crescita economica non è di per sé un bene." E ci crede veramente il nostro No Global al governo. Tanto da individuare le linee guida della sua politica economica:
"Sul commercio e la costruzione delle armi dovremo intervenire pesantemente". Chiudendo le fabbriche?
Forse il dott. Cento per restringere la spesa pubblica avrebbe potuto iniziare indirizzando Prodi verso una diminuizione della cariche governative, in linea con le premesse teoriche esposte prima delle elezioni.
Invece questo esecutivo tocca quasi il record assoluto di poltrone assegnate, come sempre coerentemente agli
"oh di sdegno" che si erano levati nel 2001 per i troppi incarichi assegnati dall'ex Presidente del Consiglio (
14 in meno dell'attuale accozzaglia).
Si apre un periodo di gravi problemi per l'Italia:
il governo Berlusconi, pur con tutti gli errori commessi, ha aperto una fase riformista nel nostro Paese, di cui da decenni si avvertiva il bisogno. La credibilita' di questo nuovo governo, che era gia' nulla alla nascita, ora e' fuori scala. E' sotto lo zero.
Ed e' paradigmatico che
The Economist, sempre molto attento e critico nei confronti del vecchio governo, a tratti apologetico verso Prodi, riconosca che i nomi al governo siano
quanto di peggio fosse possibile scegliere.
Dal momento in cui e' stata proposta, sosteniamo che questa lista dei Ministri sia tra le piu' leggere che l'Italia abbia mai avuto nella sua storia repubblicana.
Troppo spostata a sinistra, troppi postcomunisti tra le file piu' importanti, troppe persone di conclamata bassa caratura in posizioni strategiche. Poche idee, e sbagliate, per il rilancio italiano.L'Unione non ha piu' nulla da perdere: sa che questa sara' la sua ultima avventura al governo, d'ora in poi puo' solo perdere voti. E contando sul fatto che ne ha gia' presi di meno dei signori che ora sono all'opposizione, noi che li guardiamo dall'altra parte con occhio critico e attento a tutto, speriamo solo che non modifichino l'impianto riformista che in 5 anni il governo di centrodestra ha messo su. Poi cadranno da loro stessi.
Speriamo che tornino a casa il prima possibile: questa volta si' nell'interesse del Paese.
Nella foto, un'idea fissa.