Dopo i pizzini di Bernardo arrivano le letterine di Piero. In piena bagarre per accaparrarsi un posto al sole sulle poltrone che contano, ieri il segretario dei DS Fassino ha lanciato messaggi subliminali al suo leader (si fa per dire) Romano Prodi. Il testo completo della missiva e' reperibile sul sito ufficiale dei
nonDemocratici di Sinistra (
a questo link) e non verra' qui ripubblicato:
intelligenti pauca. A parte il pittoresco uso dei Te/Tuoi/Tue quando Piero si rivolge a
san Romano da Scandiano, i contenuti lasciano emergere tutta la tensione di questo triste momento prodiano.
E, questo e' il bello, siamo appena agli inizi.
Da una parte Massimo D'Alema che, piu' o meno apertamente, fa intendere di non voler sentire ragioni: lui vuole la Presidenza della Camera. Prodi dovra' accontentarlo: l'ultima volta sappiamo tutti come era andata a finire a far arrabbiare il baffuto diessino...
Dall'altra il segretario di Rifondazione Bertinotti ha ricordato poche ore addietro che lui di ministeri non ne vuole sentire parlare:
o Montecitorio o nulla .
E il futuro (?) Primo Ministro italiano (
quello che vuole dare un'impronta forte al suo governo - sono parole sue...) sa bene fino a dove si puo' spingere la rossa ira faustiana.
Tutto questo mentre D'Alema si accorge che
"qualcosa nell'Unione non funziona".
Meglio tardi che mai, insomma.
Poi bisogna accontentare Rutelli: il bel Francesco non ha lesinato apprezzamenti per Marini alla Presidenza del Senato, e anche di questo Prodino non puo' non tener conto.
Ma sono sereni. E a questi qui, essendo loro
seri (non come quegli altri! ...), bisogna credere.
Ci crediamo tutti... Vedremo tra qualche tempo.
E Prodi si domanda:
a chi dare retta? Forse si sta accorgendo anche lui che si' e' stato bello in campagna elettorale spacciare l'accozzaglia di partiti rabberciati alla bell'e meglio come una coalizione ordinata e coesa. E, si', altrettanto affascinante e' stato produrre un programma, risibile e ridicolo, di 300 pagine: panacea ai troppo diversi orientamenti che zavorrano
l'Unione disunita di Romano Prodi. Ma non e' stata la scelta giusta.
Perche' ora, Vinavil alla mano, tocca a Prodi - le cui capacita' organizzative sono a tutti tristemente note da 30 anni a questa parte - mettere insieme i pezzi. E i rompicapo sono affari per teste fini.
Nella foto, Prodi ricerca la necessaria amalgama