...E ANDIAMO AVANTI!...E ANDIAMO AVANTI!realizzato da Fratelli d'Italia

mercoledì, maggio 31, 2006

Prove di disgelo...

Battaglia di gambe ieri in Parlamento. Giacca turchese, capelli sciolti sulle spalle e una minigonna nera mozzafiato, Vladimir Luxuria, deputata «transgender» del Prc, si è presentata in Transatlantico decisa a rispondere a un «apprezzamento» di Daniela Santanchè. La parlamentare di An, in un’intervista alle Iene, aveva insinuato: «Luxuria si veste troppo da suorina e poi non si mette mai la gonna perché non ha belle gambe...». Così Luxuria ha smesso i castigati tailleur neri sfoggiati finora e ha lanciato la sua sfida. «Mi sono seduta nel cortile di Montecitorio - racconta - e ho chiamato Daniela. "Vieni un attimo in cortile". Quando lei è arrivata, le ho chiesto: "E allora? Che ne dici?"». L’onorevole di An non solo ha dovuto ricredersi, ma ha fatto i complimenti alla collega: «Siamo le due cosce più lunghe del Parlamento...».

Tratto da Corriere.it. Poi queste qui sono le stesse che fanno la lotta per le quote rosa: l'on. Mara Carfagna non le vuole, la Prestigiacomo sì, l'on. Luxuria - al secolo Guadagno - mostra le cosce e con la Santanchè si scambia i complimenti, la Bindi qualche giorno fa informava che lei preferisce gli uomini educati, rispettosi delle donne, intelligenti e possibilmente belli, la Melandri dà il suo appoggio ad una squadra di calcio intera.
Si respira aria di festa in Parlamento con tutte queste politichesse.
Staranno già improntando le prime prove di disgelo?
E poi, le quote rosa hanno un senso?
Semplicemente, non basterebbe assicurare che se una Ministra è competente la si sceglie e basta?
Perchè obbligare alla selezione di un numero minimo di donne?
Vorrei sapere cosa ne pensate.
Ad maiora.

N.B. [ATTENZIONE] Post polemico-ironico-forseunpo'maschilista... :-)


IlNano
Nella foto, l'on.Carfagna mastica amaro.

martedì, maggio 30, 2006

Quali vittorie?

E' andato tutto come si immaginava che andasse, a partire dall'altissimo numero di astenuti. In effetti sembrava scontato che, ad un mese e mezzo dal voto delle politiche, moltissimi italiani avrebbero scelto di andare al mare anziche' al seggio. Come ormai noto ai piu', quando la percentuale di astensionisti e' cosi' alta, a farne le spese e' la CdL. E quando in gioco non entra il leader del primo partito d'Italia, molta gente di votare non ha nemmeno intenzione. In realta' pero' queste elezioni amministrative, da sempre ostiche alla coalizione di centrodestra che non puo' competere sul territorio con un centrosinistra storicamente piu' organizzato e radicato nella locale occupazione del potere, sono andate fin troppo di lusso per gli azzurri. E poco appeal hanno le dichiarazioni come al solito trionfanti di un Prodi che si riscopre cabarettista (sempre pronto alla battuta nel rispondere agli amici giornalisti), o di un Fassino - forse riferendosi alle titaniche vittorie di Campobasso o Lucca - che parla di "diffuso successo del centrosinistra".
Bene, vediamo quanto diffuso.
Nel mezzogiorno d'Italia, l'unico dato politico che interessava valutare erano le Regionali in Sicilia, stravinte dal bistrattato Cuffaro con uno scarto di 18 punti percentuali tra le coalizioni (e 12% tra i candidati). Nelle altre regioni i vari comuni si spartiscono il bottino, tranne in Calabria la quale rafforza il suo status di regione "rossa" in scia dei risultati delle politiche: Reggio Calabria torna al centrosinistra allineandosi al resto del territorio. Esulando da questo precipuo dato, e' chiaro non si ha voglia di cambiamento nonostante tutti gli indicatori nazionali la stimino da decenni tra le regioni meno dinamiche e meno evolute del Sud e d'Italia. Qui il buongoverno non e' necessario: basta essere presenti a fini clientelari sul territorio e il gioco e' fatto. E indovinate quale delle coalizioni e' maestra in questo?
In Campania la citta' di Napoli si conferma devota alla Jervolino, ma bene ha fatto il candidato Malvano a ricordare che troppe stranezze hanno imbruttito la campagna elettorale, con arresti e indagini che hanno riguardato anche esponenti della Margherita, notizie mantenute accuratamente in background dalla libera stampa nazionale. E in Campania la situazione e' un po' piu' variegata di come la vogliono disegnare, se e' vero come e' vero che a Caserta, per esempio, si andra' si' al ballottaggio, ma ben poche sono le chances unioniste di contrastare il candidato azzurro.
A Roma Veltroni, come ampiamente prevedibile, fa incetta di voti: era il candidato uscente e, come dovunque del resto, partiva favorito. Nell'Urbe, d'altronde, anche il poco abile Francesco Rutelli era stato capace di governare degnamente.
Al centro gli altri test importanti erano nelle Marche, dove Ancona e Fermo si dividono la posta: l'una all'Unione, l'altra alla CdL.
Le politiche del 9-10 aprile avevano mandato segnali sconfortanti alla coalizione di Prodi per il voto nel nord Italia: segnali che vengono confermati e si acuiscono, e non si capisce il tentativo mancino di raccontare un Settentrione che non esiste nella realta' ma solo nel loro wishful thinking.
La sola citta' importante che riescono a confermare e' Torino con un plebiscito per il sindaco uscente Chiamparino: ma essa pare piu' una sconfitta della CdL che una vittoria rossa. In effetti e' stato gravissimo l'errore di non avere avuto un candidato sindaco pesante fino a pochi giorni dal voto e avere sostenuto una campagna elettorale non all'altezza di quella ulivista: errori che in elezioni amministrative si pagano a caro prezzo. Forza Italia e' ancora un partito giovane e da queste batoste potra' apprendere le tecniche per il futuro.
Per il resto, pero', il Nord e' quasi un monolite azzurro dove da ovest ad est si rintracciano poche presenze importanti dell'Unione (come alla provincia di Mantova) a cui si contrappongono, per la coalizione di centrodestra, per esempio le province di Imperia, Pavia, Treviso e i comuni veneti di Belluno e Rovigo dove si andra' al ballottaggio sapendo gia' di essere davanti.
E la mazzata alle velleita' di potere di Romano & Co., un colpo da ko, arriva da Milano, dove Ferrante si diceva sicuro di vincere dopo una campagna elettorale giocata sul filo della scorrettezza (come qui si raccontava) e dove l'Unione piu' che in ogni altro punto d'Italia aveva profuso impegno e speranze, conscia che col dopo-Albertini si ripartiva alla pari. Infatti, l'ex prefetto e' rimasto dietro di 5 punti e Letizia Moratti e' il nuovo sindaco di Milano: un'indicazione politica ben precisa, visto che la Moratti e' stato Ministro nel governo uscente e in pochi avrebbero scommesso su una sua vittoria gia' al primo turno. E come se non bastasse questo a togliere il sonno a nonno Romano, decine di migliaia sono state le preferenze accordate a Silvio Berlusconi.
Niente da fare per l'Unione: la questione settentrionale resta una spina nel fianco di Romano Prodi, che ad ogni tornata elettorale fa sempre piu' male.
E ora? Cambia poco e niente: tranne che nel capoluogo lombardo in pochi credevano veramente di poter mischiare le carte in tavola. Il fifty-fifty del mese scorso e' piu' che confermato. Un'occasione in piu' per ribadire l'importanza del riconteggio delle schede.


IlNano
Nella foto, la Moratti esulta con Bruno Ferrante al tappeto.

giovedì, maggio 25, 2006

Caro amico ti scrivo.

L'amico e' tale prediplomato, poi prediplomatoa23anni, in seguito mentecattogiaprediplomato. Un tizio che, non avendo da che rispondere ai post proposti, si lancia in sperticate lodi al progetto - inesistente - prodiano e ficcanti (?) accuse al Faustus Berlusconi.
Un tizio che commenta, commenta, ancora commenta, commenta a vanvera.
Per esempio, in risposta al post precedente che trattava di Visco, della sua inadeguatezza al mandato ministeriale, delle sue idee (o pseudo tali) per sollevare l'Italia, questo tizio scriveva cosi':

Ricapitolando, gli elementi della comunicazione berlusconiana sono, a mio avviso i seguenti:

estraneità e superiorità morale, non semplice antipolitica. Ormai un quarto dell’elettorato pensa che la politica sia uno strumento per lo sviluppo della “libertà”, quella non rivoluzionaria, ma quella che il buon senso piccolo borghese suggerisce e quindi anche la propria, quella che fa fare denaro e accresce il proprio patrimonio di felicità e benessere. Tutto ciò che ostacola il corso delle cose in questa direzione è sbagliato, cioé “comunista”;

antiburocratismo inteso come odio verso tutto ciò che è pratica di controllo, alimentato dal pregiudizio antistatalista e anticentralista, il cui perno è l’odio verso le tasse e gli obblighi di cittadinanza onerosi;

diffidenza verso il diverso: verso tutti coloro che vivono in modo non conforme, che si riconoscono in altri valori la cui manifestazione passa apertamente nel modo di vestirsi, nelle frequentazioni, nel proprio gergo, nelle proprie passioni, nel credito illimitato verso le proprie capacità individuali, da sfruttare individualmente.

democracy for dummies. Chi vince comanda e resetta a piacere. Chi si oppone è antidemocratico e se non lo si reisce ad abbattere è solo perché le forze oscure sono potenti e quelle del bene devono combattere una battaglia lunga guidati dal più valoroso: l’imprenditore che ha sconfitto gli inoperosi e le malelingue invidiose.

L’impianto berlusconiano è per lo più ideologico, rivoluzionario e da laboratorio, ma come ogni falsa coscienza, o esagerazione di essa, ha bisogno di poggiarsi su delle gambe per camminare e l’impressione è che siano assai più larghe di quel 24% su cui conta il partito del cavaliere. Il blocco sociale del cavaliere è il figlio della decadenza del nostro capitalismo, ma di quelllo ne è anche l’intestatario principale: il popolo della partite iva, professionisti osannati come il nervo della nostra società affluente e il piccolo e grande capitalismo familiare di cui Berlusconi è il prosecutore per eccellenza. Ad esso si sommano tutti coloro che, al di là di ogni collocazione sociologica, hanno qualche buon motivo per detestare, oggi senza paura, la politica e la burocrazia così come sono, anche dopo cinque deludenti anni di berlusconismo, e avere paura della povertà e della sua incipienza con la “difficoltà” a seguire e stare dentro il gioco della politica, tradizionalmente intesa. Il centro sinistra si è presentato come rassicuratore, rappresentante di un blocco senza avventurismi che ritiene indispensabile l’uso delle regole, nel solco di una tradizione politica “classica”, risorgimentale, antifascista, laica.
Ecco perché Berlusconi può fare il “sovversivo” e dare l’impressione di ordinare, come se fosse ovvio, al segretario del secondo partito della sua coalizione di rinunciare a presiedere la Commissione esteri, di dettare i tempi dell’agenda politica della sua coalizione, costringendo in un futuro prossimo, volenti e nolenti, Casini e Fini a fare un partito unitario alle sue condizioni, e per effetto del combinato disposto di potere sui media influire anche sul lavoro e la compattezza della maggioranza.


Ricapitolando, i tuoi commenti sarebbero perfetti come post di un TUO blog (che a piu' riprese ti ho esortato ad aprire); qui dentro sono pleonastici, soprattutto (come sempre accade) se non hanno nulla a che vedere con il tema dell'articolo che "commentano". Mi viene da pensare (sono troppo malizioso?) che non avendo nulla da replicare a quello che si scrive nei post, tu preferisca voltare il capo dall'altra parte (giacche' riflettere sulle contraddizioni di questa sinistra e' lavoro troppo inviso ai mancini) e dare libero sfogo alla tua fervida immaginazione. Immaginazione, si', perche' quello che tu scrivi piu' che con la politica ha a che fare con il Fantasy.
Perche' parli di superiorita' morale berlusconiana, quando dell'antropologicamente superiore avete costruito a way of life, la cui esegesi e' stata analizzata anche da illustri pensatori "leftarian".
Perche' parli di pregiudizio antistatalista, probabilmente ignorando - delle due l'una - o il significato del termine o la storia del nostro Paese: in Italia, caro mentecatto, di "statalismo son piene le fosse"... Non e' un rifiuto pregiudiziale, quanto una presa di coscienza di un sistema fallimentare, sistema che la gente di sinistra al governo apprezza perche' da quel sistema ha derivato la sua fortuna (i.e. soldi, denaro, lire prima-euro dopo: in claris non fit interpretatio).
Perche' attribuisci ad un'intera classe politica ed elettorale quella diffidenza verso il diverso che esiste nel mondo, e' innegabile, ma nulla ha a che vedere con la cultura liberale che nel centrodestra e' piu' che diffusa.
Perche' parli di democracy for dummies. Chi vince comanda e resetta a piacere. Questa e' comicita' allo stato puro. A sinistra anche chi non si sa se ha vinto scippa le tre cariche piu' importanti dello Stato e "bye bye democracy".
E nello stesso filone drammaturgico si collocano poi le tue successive speculazioni su questo centrosinistra: Il centro sinistra si è presentato come rassicuratore, rappresentante di un blocco senza avventurismi che ritiene indispensabile l’uso delle regole, nel solco di una tradizione politica “classica”, risorgimentale, antifascista, laica. Anche gli stessi D'Alema e Fassino sorriderebbero di quanto tu scrivi.
Poi, lo straordinario excipit in cui si dipinge prima un Berlusconi che ordina a Fini di rinunciare a qualcosa che non gli e' mai stato offerto, e dopo un Berlusconi che - come e' risaputo - controllando tutto quanto puo' essere controllato influisce negativamente sull'attuale "maggioranza", privandola di quella compattezza che in realta' non ha e mai avra', ma che solo tu, mentecattogiaprediplomato, con la forza della tua fantasia riesci a scorgere.
Complimenti, ottima vista.


IlNano
Nella foto, hobby di "prediplomato": guardare qualcosa che non c'e'.

mercoledì, maggio 24, 2006

Attaccatevi.

Siccome Prodi dice di se stesso di essere un leader forte, capace di tenere insieme con il suo carisma forze politiche che neanche il Bostik riuscirebbe ad attaccare, ci aspetteremmo che quello che Lui chiede gli altri facciano.
Ma siccome Lui non conta nulla, domanda una cosa («Ho chiesto ai ministri di non fare dichiarazioni senza prima avere preso decisioni collegiali») e gli alleati ne fanno un'altra. A partire dal redivivo Vincenzo Visco che, infischiandosene delle direttive del suo Capo, le dichiarazioni le rilascia, eccome.
«Non c'è da fare nessuna campagna di Russia contro gli evasori»,
forse Visco inconsciamente sa come andarono a finire questa o quella di "campagne di Russia" e di ripeterle proprio non ne ha intenzione...
E incalza riguardo all'armonizzazione (vocabolo assai melodioso ma poco incisivo se si parla di Economia, dove servono numeri e ancora numeri) delle rendite finanziarie e il ripristino della tassa di successione: «Si faranno tutti e due, vedremo con che strumento tecnico. Non sono cose prioritarie: saranno affrontate ma non nell'immediato». Si faranno, italiani, si faranno. Visco afferma che l'Unione al governo introdurra' nuove tasse. Quelle che in campagna elettorale ha sempre smentito, ma ora, assicura, ci saranno.
Tanto, Prodi la sua corposa donazione senza pagare un euro di tasse l'ha gia' fatta.
Gli altri, s'attacchino. Ma Visco non ci dice dove.


IlNano
Nella foto, "E mo', cazzi vostri!"

lunedì, maggio 22, 2006

La sinistra e i misteri d'Italia.

Misteri d'Italia. L'Unione si appresta a governare il Paese: non si sa bene quanto durera', certo e' che stanno facendo di tutto per abbandonare Roma il piu' tardi possibile.
In campagna elettorale raccontavano agli italiani che si sarebbero imposti (visto che la loro vittoria era indubbia, oltre 5 punti percentuali di differenza...) la linea guida di contenimento delle spese. Lo Stato italiano - lo diceva anche quel grande economista di Prodi - spendeva troppo: i conti pubblici erano alla sfascio, gli italiani non arrivavano a fine mese, l'effetto serra aumentava, l'entropia del mondo cresceva...tutta colpa di Berlusconi insomma. Ora che da un mesetto al Governo ci sono loro le cose paiono essere cambiate. Perche' questo esecutivo conta 99 persone da stipendiare fra Ministri, segretari, sottosegretari, segretari dei sottosegretari e via discorrendo. Perche' questo esecutivo spende circa il 200% in piu' del Governo uscente (e ora Prodi dove li trova i soldi?). E neanche l'economia - a dirla tutta - va proprio allo sfascio, se e' vero come ci informa il solerte Corriere (ora Mieli dormira' un po' piu' tranquillo senza il fardello di scegliere le notizie da dare e quelle da tenere per se') che l'Industria segna un +14.5 %, oppure, come si legge qui, il debito pubblico dal 2001 al 2004 e' calato di 7 punti percentuali. Niente male. Misteri delle congiunture.
Per 5 anni ci hanno raccontato che il gigantesco conflitto d'interessi di Berlusconi metteva a rischio la democrazia italiana. Probabilmente hanno scordato di citare i loro mille conflitti d'interessi: quello, per esempio, che fa arrivare la Repubblica come unico giornale di classe in 8000 scuole italiane, quello dei libri di Storia che non raccontano cronache dei fatti ma interpretazioni, quello della Magistratura i cui elementi di spicco appena possono abbandonano la toga per convertirsi alla politica della gauche all'amatriciana. Per 5 anni hanno scritto e detto quello che hanno voluto. L'antiberlusconismo li ha tenuti uniti. E non e' ancora finita. Ieri il grande vecchio del giornalismo italiano, Enzo Biagi, scriveva sul solito Corriere l'ennesima filippica contro - neanche a dirlo - il meschino ex Premier. Dribblando i pesanti anacoluti che pervadono il pur breve articolo (la vecchiaia non risparmia nessuno: neppure Enzo Biagi), leggiamo di un Berlusconi triste al discorso di insediamento di Prodi, pronto pero' allo scherzo e alla barzelletta quando i riflettori lo illuminano. E chiosa Biagi: poi, pero', le luci si sono spente. La sua, di abat-jour, e' invece sempre accesa per permettergli di scrivere quello che gli pare su quotidiani come il Corriere (che nonostante tutto resta il giornale piu' letto in Italia), con una pensione milionaria in tasca. Il giornalismo di sinistra ha un costo sociale: questo e' un fatto, non l'ipotesi di defenestrazione in Rai - dove Biagi faceva del giornalismo di vulgata a senso unico il punto di forza della sua trasmissione su rete pubblica. Agli intellettuali della sinistra de' noantri pero' piace assurgerlo a martire: lui, da par suo, continua ad interessarsi di Berlusconi e non spende una parola sulle contraddizioni di cui fa sfoggio il nuovo governo. Misteri del conflitto d'interessi.
I mancini in tempo di campagna elettorale inveivano contro il vecchio Governo (grazie a PA per il lavoro di ricerca): L’attuale maggioranza di governo ha applicato alle istituzioni una logica “proprietaria” [...] le istituzioni sono diventate merce di scambio, usata per tenere insieme una coalizione politica ormai priva di ogni collante ideale e progetto politico. (pag. 10/281 Snello Programma Unione). Ed individuavano la soluzione : Eleveremo la maggioranza necessaria per l’elezione del Presidente della Repubblica, garante imparziale della Costituzione e rappresentante dell’unità nazionale, e la maggioranza necessaria per l’elezione dei presidenti delle Camere, in modo da tornare alla convenzione che prevedeva una larga intesa sulla designazione dei presidenti, tutelandone il ruolo di garanti imparziali. (pag. 13/281 Snello Programma Unione).
Come tutti sanno, come sono abituati a fare, scrivono una cosa e poi fanno il contrario. D'altronde, ce lo ricorda Prodi, per il dialogo proprio non c'e' il clima. Meglio fare tutto da soli, che gia' le persone da mettere d'accordo non mancano. Misteri delle larghe intese.
Dopo i predicozzi sull'inefficienza dei ministri berlusconiani, come minimo ci aspettavamo che uno stuolo di tecnici competenti venisse a dare una mano alla debole preparazione dei politicanti unionisti. Macche'. Ci hanno fregato pure qua. Riforma Bassanini smantellata per esigenze di poltrone. Prodi ha regalato il Ministero della Giustizia a Clemente Mastella, che di Giustizia se ne intende piu' o meno come Rosy Bindi di Famiglia, come Di Pietro di congiuntivi e sintassi, come Fioroni di scuole elementari. Nulla. E scavando tra la storia del buon Mastella (chissa' se uscira' la notizia sui quotidiani italiani - cfr. misteri del conflitto d'interessi) si capisce il senso delle sue prime dichiarazioni. Misteri (e Ministeri) della serieta' al governo.


IlNano
Nella foto, misteri d'Italia d'altro tipo.

sabato, maggio 20, 2006

Prodi e il pallottoliere.


Prodi incassa la fiducia al Senato e commenta: «Sono molto contento, abbiamo una maggioranza al Senato che è maggiore di quella del '96».
O non è capace di contare oppure sta mentendo a tutta Italia.
Leggete A Conservative Mind per avere delucidazioni. Mi permetto soltanto di segnalare un altro link per (ri)vedere i risultati della fiducia al Governo Prodi del 24 Maggio 1996, perché il collegamento indicato in ACM non è più usufruibile.


IlNano
Nella foto, un attrezzo utile.

venerdì, maggio 19, 2006

I NO GLOBAL al Governo? Eccoli.

La gente non ci credeva. In campagna elettorale leggeva i cartelloni di Forza Italia in cui si rimandava cortesemente al mittente la possibilita' di avere i No Global nell'area governativa. "Berlusconi cerca voti con l'inganno", si diceva. Ancora una volta, Berlusconi non mentiva. E ora che la storia si e' compiuta, forse anche quelli che un mesetto fa guardavano con diffidenza l'allarme urlato dal leader forzista ora strabuzzeranno gli occhi a sapere un No Global come Paolo Cento, dei Verdi, sottosegretario al Ministero dell'Economia. Un dicastero fondamentale anche per il rilancio sociale del paese.
In linea con le promesse - tra le righe - della campagna elettorale, Cento proporra' l'introduzione di nuove tasse: oggi parla della Tobin Tax antiglobalizzazione, l'odiosa tassazione antiliberista appoggiata da Lula in Brasile e Chávez in Venezuela ma tanto contestata in Inghilterra, domani chissa' cosa potrebbe propinarci. Avevamo espresso le nostre perplessita' sulla possibilita' che questa sinistra lasciasse lavorare in serenita' l'ottimo Padoa Schioppa: eravamo stati lungimiranti.
Mentre Confindustria e il suo timoniere Montezemolo esprimono dubbi sull'esecutivo proposto da Prodi (il dott. Cordero avrebbe dovuto immaginarlo prima a cosa saremmo andati incontro), Cento si preoccupa di ricordare che il Partito dei Verdi ha vinto la sua battaglia: non solo impegni governativi per risanare l'Ambiente (con gia' il ridente Pecoraro-Scanio al Ministero apposito), anche la responsabilita' di aggiustare i conti pubblici. E Cento di idee ne ha da vendere. Come questa che, con sprezzo del ridicolo, racconta all'incredulo giornalista del Corrierone: "La nostra scommessa è di dare un contributo all'economia pubblica in maniera diversa. La decrescita per esempio. Cominciamo a ragionare senza tabù che la crescita economica non è di per sé un bene." E ci crede veramente il nostro No Global al governo. Tanto da individuare le linee guida della sua politica economica: "Sul commercio e la costruzione delle armi dovremo intervenire pesantemente". Chiudendo le fabbriche?
Forse il dott. Cento per restringere la spesa pubblica avrebbe potuto iniziare indirizzando Prodi verso una diminuizione della cariche governative, in linea con le premesse teoriche esposte prima delle elezioni. Invece questo esecutivo tocca quasi il record assoluto di poltrone assegnate, come sempre coerentemente agli "oh di sdegno" che si erano levati nel 2001 per i troppi incarichi assegnati dall'ex Presidente del Consiglio (14 in meno dell'attuale accozzaglia).
Si apre un periodo di gravi problemi per l'Italia: il governo Berlusconi, pur con tutti gli errori commessi, ha aperto una fase riformista nel nostro Paese, di cui da decenni si avvertiva il bisogno. La credibilita' di questo nuovo governo, che era gia' nulla alla nascita, ora e' fuori scala. E' sotto lo zero.
Ed e' paradigmatico che The Economist, sempre molto attento e critico nei confronti del vecchio governo, a tratti apologetico verso Prodi, riconosca che i nomi al governo siano quanto di peggio fosse possibile scegliere.
Dal momento in cui e' stata proposta, sosteniamo che questa lista dei Ministri sia tra le piu' leggere che l'Italia abbia mai avuto nella sua storia repubblicana. Troppo spostata a sinistra, troppi postcomunisti tra le file piu' importanti, troppe persone di conclamata bassa caratura in posizioni strategiche. Poche idee, e sbagliate, per il rilancio italiano.
L'Unione non ha piu' nulla da perdere: sa che questa sara' la sua ultima avventura al governo, d'ora in poi puo' solo perdere voti. E contando sul fatto che ne ha gia' presi di meno dei signori che ora sono all'opposizione, noi che li guardiamo dall'altra parte con occhio critico e attento a tutto, speriamo solo che non modifichino l'impianto riformista che in 5 anni il governo di centrodestra ha messo su. Poi cadranno da loro stessi.
Speriamo che tornino a casa il prima possibile: questa volta si' nell'interesse del Paese.


IlNano
Nella foto, un'idea fissa.

mercoledì, maggio 17, 2006

Come dieci anni fa.

Il leader di ferro della corazzata sinistroide che ha vinto le elezioni surclassando in numeri e seggi il centrodestra di Berlusconi ha diramato oggi la lista dei ministri che comporranno il suo governo forte che durera' 5 anni.
Scherzi a parte, oggi Prodi i ministri li ha elencati veramente: di sorprese ce ne sono molte. Di cattive sorprese, di piu'.
Il Romano nazionale, incapace di venire a capo di una coalizione troppo variegata per poter essere seriamente gestita - e per di piu' da lui! - aumenta il numero di Ministeri rispetto all'uscente governo (nella conclamata ottica di riduzione delle spese), raddoppiando, per paura di doversene tornare a casa prima di insediarsi, la poltrona di vicepremier. In relazione alle promesse della campagna elettorale, neanche a dirlo, le scelte sono cadute sulle persone piu' sbagliate (se non in pochi, circoscritti casi), o quantomeno appaiono in contrasto con le idee della vigilia.
Personalmente vedo con favore il Ministero dell'Economia affidato a Padoa Schioppa in qualita' di ministro tecnico: i suoi interventi su molte testate nazionali fanno trasparire che la sua linea viaggera' sul binario del buon senso e la sua carriera in Banca d'Italia e' buona garanzia sulla sua personale competenza. Vedremo se lo lasceranno lavorare, e se la sinistra piu' estrema (che ancora una volta raccoglie troppo, troppo di piu' di quanto possa aver seminato) continuera' col muro contro muro, che finora ha caratterizzato la sua partecipazione al governo, con la parte piu' moderata della coalizione.
Il Viminale va ad Amato: dopo la possibilita' di salire sul trono piu' comodo, questa sistemazione e' comunque di prima scelta per l'ex Socialista.
Per continuare sulla strada intrapresa, Prodi affida il Ministero del Lavoro a Cesare Damiano, indimenticato sindacalista CGIL che qualche mese fa si presento' al grande pubblico con un libro scritto a 4 mani in collaborazione con l'Illuminato suo predecessore Tiziano Treu esprimendo un giudizio tranchant sulla legge Biagi del lavoro. Lui aveva intenzione di abolirla.
La Margherita ottiene il Ministero dell'Istruzione, le Politiche Agricole, Comunicazioni, Famiglia (va a Rosy Bindi, un'esperta...) e Beni Culturali con Rutelli.
Forse per timore di essere disarcionato dai DS rimasti colpevolmente esclusi dalla presidenza di una delle due camere, Prodi compie il miracolo. A loro assegna: Vicepresidenza del Consiglio (anche se ex-equo), Esteri, Lavoro, Salute, Attivita' Produttive, Funzione Pubblica, Pari Opportunita', Rapporti con il Parlamento/Riforme, Ricerca Universitaria e il Ministero dei Giovani e Sport (affidato alla Melandri). Ma c'e' forse la possibilita' che inventi ulteriori posti, creando per esempio il Ministero degli Amici Scontenti o quello dei Reduci Diessini.
Prima di Aprile, Prodi aveva detto di volere piu' donne alla guida dei dicasteri: ne ha nominate sei, di cui pero' (esclusa la diessina Livia Turco, diessina non a caso...) soltanto cinque senza portafogli... Potere alle donne, insomma. Proprio come promesso in campagna elettorale.
Emma Bonino e' costretta a masticare amaro: niente Difesa per lei (va ad Arturo Parisi, il deus ex machina de l'Ulivo), si accontentera'del prestigiosissimo Ministero degli Affari Europei (?).
Ma le punte piu' alte di idiozia politica sono toccate da Prodi affidando al Comunista Alessandro Bianchi il Ministero dei Trasporti. L'indipendente di sinistra ha le idee chiare: la Tav in Val di Susa (che nel sintetico programma dell'Unione non veniva neppure citata) ha un suo senso (si scontrera' con i suoi colleghi al governo che la demonizzano), il Ponte sullo Stretto di Messina (i cui cantieri sono stati gia' avviati) non s'ha da fare. Come inizio, non c'e' male.
Dulcis in fundo, il Ministero della Giustizia. Prodi non e' in grado di fare il politico. Lo ha dimostrato da sempre e la sua triste carriera e' li' impietosa a ricordarglielo. Clemente Mastella comandera' il Ministero della Giustizia. Gli italiani tutti, dopo essersi sorbiti le critiche di questa sinistra che (talvolta a ragione, spesso a torto) criticava l'operato dell'uscente Ministro Castelli (di cui in un altro post abbiamo gia' avuto modo di parlare), si aspettava una personalita' di rilievo, non certo un beota trasformista come il leader Udeur.
E invece, come molte altre attese, anche questa e' stata tradita. E chissa' quante ancora.
Ma le premesse, rievocate in foto, per guardare al futuro con fiducia ci sono tutte.


IlNano
Nella foto, un film (già visto) di Romano Prodi: 17/05/2006 VS 17/05/1996.

martedì, maggio 16, 2006

Non ce n'è senza spine.

[PILLOLA]









Un Pugno senza Rosa.












Le Spine di una Rosa.










Ma lui è fresco come una Rosa.


[PILLOLA]


IlNano

lunedì, maggio 15, 2006

Le vittorie della vergogna.

Poche parole sono sufficienti per analizzare quello che sta accadendo oggi nel mondo del calcio. Questi signori hanno rubato il senso dello sport e lo hanno asservito alla loro voglia di denaro e potere. Le piccole mafie che guidano la vita di troppe persone in Italia hanno trovato humus per la loro riproduzione anche nel mondo dello sport.
Una volta c'erano squadre di ragazzi che giocavano al Pallone. Si allenavano duro. Vincevano o perdevano. C'erano le Società Calcistiche.
Oggi ci sono squadre di finti atleti che si allenano poco e si "curano" troppo. Chi ha più soldi vuole vincere di più. Ci sono le Società Per Azioni.
Quando gli interessi economici sopravanzano l'amore per lo sport, la voglia di una competizione onesta, leale, allora lo sport muore. E in Italia ormai da troppi anni esso sta agonizzando.
La figura del moralista non ci appartiene, e men che meno si vuole scadere nella retorica inflazionata della necessità di tornare agli antichi valori, però si avverte l'obbligo di fare qualcosa per cambiare. Perché un po' di buonsenso basterebbe per capire che se esistono squadre capaci di sopravvivere grazie agli sponsor e ai diritti TV, in grado di sopravvivere ai contratti milionari ora e miliardari un tempo che elargiscono a giocatori e dirigenti, vuol dire che si è scelta la strada sbagliata.
Ieri si è concluso il campionato di calcio di Serie A. La Juventus ha vinto lo scudetto, l'ennesimo guadagnato grazie all'apporto significativo dei suoi dirigenti al vertice che, secondo le recenti intercettazioni telefoniche pubblicate, sfruttavano amicizie all'interno del Palazzo per pilotare gli esiti delle partite. Sì, in parole povere si compravano gli arbitri. E ora quella dirigenza deve pagare.
Quando i reati penalmente perseguibili verranno accertati definitivamente tutti ci auguriamo che una pena di rigore sia inflitta. In questo calcio c'è gente che ha investito passione, anni della propria vita, oltre che capitali economici importanti e non merita di vedere impuniti figuri che, con metodi mafiosi, hanno conquistato il potere e le vittorie "sportive". In un'intervista, l'ex presidente del Bologna Gazzoni rivela che, ascoltato dalla Procura, ha avuto occasione di leggere i verbali delle intercettazioni: "Cose da non credere". No presidente, noi ci crediamo.
Luciano Moggi e Antonio Giraudo andrebbero radiati dall'albo, i designatori arbitrali coinvolti (Pairetto e Bergamo a quanto pare) andrebbero radiati, tutti gli scudetti vinti dalla Juventus con il dodicesimo uomo in campo e il tredicesimo a fare le designazioni andrebbero scuciti dalle casacche bianconere e restituiti a chi immeritatamente si è ritrovato ad essere dietro in classifica alla Società dei Furbi, tutte le altre squadre coinvolte in misura più o meno grave andrebbero penalizzate in modo proporzionale agli illeciti commessi. Questo ci aspettiamo dalla Giustiza Sportiva e da quella ordinaria.
Ma, chissà perché, non crediamo avverrà.


IlNano
Nella foto: tanto peggio di così...

venerdì, maggio 12, 2006

L'Unione...sovietica.

[PILLOLA]

Salutiamo l'elezione del Presidente della Repubblica Popolare Italiana.
Ringraziando Daw per l'eccezionale montaggio.

CLICK QUI PER GUARDARE IL BREVE FILMATO.

[PILLOLA]


IlNano

mercoledì, maggio 10, 2006

Un altro finto Presidente di tutti.

E finii per citarmi. Ormai il modus operandi di questa sinistra ai primi passi sta diventando quanto mai ripetitivo. Li conosciamo già a memoria. Le prime parole di Prodi, informato dell'elezione di Giorgio Napolitano, hanno puntato a ricordare che l'ex PCI sara' davvero il Presidente di tutti.
Gli unionisti hanno già accantonato i buoni propositi dell'immediato momento post elettorale, e anzichè tentare veramente di unire il Paese - come amano dichiarare ad ogni pie' sospinto - stanno facendo di tutto per acuirne le differenze.
O sono in assoluta malafede oppure sono assolutamente stupidi.
Ad un'Italia che durante la tornata elettorale appariva palesemente come ben scissa al suo interno fra berlusconiani e unionisti, la sinistra al governo risponde propinando di forza bruta un Presidente della Camera orgoglioso Comunista, un Presidente del Senato già sindacalista CISL e, last but not least, un Presidente della Repubblica che - nella migliore delle analisi possibili - metà del Paese non avverte visceralmente come suo rappresentante. E ci venivano a raccontare che la democrazia era in pericolo con Berlusconi...
La situazione mi pare essere assai grave. Sia chiaro a tutti il meccanismo di funzionamento della macchina mancina al potere.

In campagna elettorale qualcuno dei lettori può essere stato persuaso dalle parole di miele che nonno Romano profondeva riguardo la bontà d'intenti che la sua coalizione, a dir la verità già evidentemente ingarbugliata, proponeva. Ora, che in un modo o nell'altro, hanno acquisito una sottile - sottilissima, quasi inesistente - maggioranza e di conseguenza il diritto-dovere al governo del Paese, stanno manifestando in tutta la loro arroganza la tecnica di comportamento preferita.

In primis, Prodi. Romano si palesa, suo malgrado, come una marionetta che si muove a comando dei partitini che dettano le regole, dei mastelliani che impongono i loro voleri, dei DS che, tracotanti, hanno puntato e centrato il bersaglio grosso. Lui non fa nemmeno tanta paura: fa pena. In fondo conosce anche lui il suo peso politico: più o meno quello di un due di coppe quando la briscola è denari. Zero.
Come prevedibile, tra le file della disUnione è il partito di Fassino a dettare i tempi e il caso dell'elezione del finto Presidente di tutti è a tal proposito emblematico.
I DS prima presentano D'Alema come loro candidato: la CdL non può - è chiaro - accettarlo. Berlusconi risponde che bisogna trovare delle larghe intese: facciano loro una serie di nomi, i due poli ne discutono e si sceglie per il meglio. I DS ritirano D'Alema e propongono Napolitano: la CdL non può - è chiaro - accettarlo. Berlusconi e gli alleati rispondono come sopra. Ma per i DS il rischio sarebbe troppo alto: non avere un Presidente della Repubblica amico vorrebbe dire mettere a repentaglio la vita di questa legislatura un giorno sì e l'altro pure. E le poltrone di Roma, si sa, sono particolarmente comode.
Allora si parte con il siparietto della scheda bianca. Consci che le prime tre tornate per l'elezione del Colle sarebbero state totalmente inutili (non hanno i numeri e Napolitano non era certo la persona adatta per un'elezione al primo scrutinio), gli unionisti hanno provato da subito a stabilire contatti sotteranei con le schegge impazzite della CdL, trovando efficace riscontro nei soliti folliniani che dovranno sicuramente provarci un gusto tutto particolare ad essere derisi a destra e a manca.
Come al solito poi, quando bastano i loro soliti scribacchini, l'Unione si unisce: e Napolitano fu.
Si assumano la reponsabilità del loro operato: eleggere un Presidente della Repubblica con 543 voti su 993 votanti, con la forza, senza tentare neppure il dialogo su una rosa di nominativi, è il piu' patente dei segnali del loro sprezzo per chi a loro è contrario.
Non si accorgono che oltre agli italiani che li hanno votati, ce ne sono altrettanti e forse anche di più che li preferivano a casa ad interessarsi di bricolage piuttosto che di politica. Che è tutta un'altra cosa.


UPDATE: non posso non citare il mio amico PA che presenta, con parole loro, la coerenza di sinistra.

IlNano
Nella foto, il colore preferito dagli italiani.

martedì, maggio 09, 2006

Coglione destro e coglione sinistro.

[PILLOLA]

Non dimentichiamo i metodi mediatici di questa sinistra.
Quando i coglioni non sono uguali. Dipende da chi lo dice...

«Un recente sondaggio dimostra che il resto del mondo ha di noi un'opinione univoca: gli italiani risultano totalmente coglioni per essersi tenuti il 'premier' tutti questi anni.»

L'Unità, 29/03/06

«Ho troppa stima nell'intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare per il proprio disinteresse.»

Silvio Berlusconi, 04/04/06

[PILLOLA]


IlNano

lunedì, maggio 08, 2006

Un Napolitano a Roma.

All'indomani della tribolata - e non ancora del tutto chiara - vittoria alle elezioni, Romano Prodi aveva annunciato che lui sarebbe stato il Presidente di tutti gli italiani. Lui, politico serio, avrebbe tentato di ricucire il Paese.
Poi e' stata la volta di Bertinotti, Presidente della Camera, rammentare al popolo italiano adunato (ma alle operaie e agli operai soprattutto...) che anche lui sarebbe stato il Presidente di tutti.
Non c'e' due senza tre. Franco Marini, al termine della via crucis per eleggerlo, dopo aver (sarcasticamente?) ringraziato quel gran genio del suo amico Tremaglia, rassicura la folla che, anche lui certo, sara' il Presidente di tutti gli italiani. Qualcuno ci avra' anche creduto e allora, si saranno domandati quelli dell'Unione, perche' non provare a fare anche del Presidente della Repubblica l'ennesimo Presidente di tutti? Detto fatto.
Succede che per ricucire il Paese, quelli dell'Unione preferiscano viaggiare per conto loro, e anziche' proporre, come di prassi accade, un ventaglio di nomi in una qualche sintonia con l'opposizione, ne mostrino soltanto uno. O due al Massimo. Succede che, stranamente, il nome (o i due al Massimo) di cui si parla non siano, per cosi' dire, quei personaggi di alto profilo istituzionale di cui l'Italia avrebbe bisogno, e neanche quelli che bisognerebbe proporre nel prodiano interesse del Paese. Succede che alle parole non seguono i fatti.
Destra, sinistra e centro avrebbero gradito un Ciampi-bis, o un'elezione di un uomo "alla Ciampi". Cosa pensa bene di fare l'Unione allora? Propone prima D'Alema, e poi - per non bruciarsi la sua punta di diamante - manda in avanscoperta Giorgio Napolitano.
Un personaggio di alto profilo istituzionale, si diceva, uno alla Ciampi.
Il Presidente della Repubblica uscente venne eletto a guida del Colle dopo essere stato Governatore della Banca d'Italia dal 1979 al 1993, ministro del governo tecnico del 1993/1994, Ministro del Tesoro (da tecnico) negli anni 1996-1999. Piu' d'una simpatia a sinistra, non v'e' dubbio, ma nulla di eclatante.
Giorgio Napolitano, la personalita' dal profilo istituzionale forte di cui ama disquisire Fassino, vanta in effetti un curriculum di tutto rispetto. Di tutto rispetto certo, se la nostra capitale fosse Mosca e invece del Po in Italia avessimo il Volga. Dopo la giovanile adesione in prima linea al Partito Comunista (dopo essere entrato, a partire dal X congresso, nella direzione nazionale del partito fu anche più volte capogruppo alla Camera dei Deputati del PCI) alla fanciullesca eta' di 64 anni abbandona i comunisti, nel 1989 si dimette dalla carica di Ministro degli Esteri nel governo-ombra del PCI dichiarandosi favorevole alla trasformazione in Partito Democratico della Sinistra. Paolo Flores D'Arcais lo ricorda come "un politico che riassume l’intera vicenda del comunismo italiano". Sempre il D'Arcais, gia' direttore del sinistroide Micromega, scrive: Giorgio Napolitano si segnala per un’onesta carriera di buon funzionario di partito, che ha percorso l’intero cursus honorum di dirigente del Pci prima e del post-Pci (con i suoi vari nomi, concludendo come ministro dell’Interno), compresi gli anatemi dell’VIII congresso (o era il VII?) contro gli insorti ungheresi e Antonio Giolitti che, tra i dirigenti Pci, ne aveva preso le difese (troppo in anticipo, nella sua scelta democratica, per essere lui un senatore a vita?). E per l’ostilità di corrente amendoliana contro Pietro Ingrao, che al X congresso chiedeva il diritto al dissenso. O per l’altro anatema, e conseguente voto di espulsione, per i «compagni del Manifesto», che quel diritto al dissenso lo avevano esercitato. Che in questa onesta, e a suo modo esemplare, vita di dirigente del Pci, la presenza di «altissimi meriti» sia di evidenza macroscopica a più d’uno era fin qui sfuggito.
Ma il futuro Papa Napolitano e' anche scrittore di successo. In questa sede non possiamo omettere di citare il suo bestseller - l'autobiografia politica, come lui stesso la definisce - "Dal Pci al socialismo europeo". Speriamo proprio lo eleggano. Sara' il Presidente di tutti. Su questo, non c'e' dubbio.
La realta' che ci si profila davanti parrebbe dunque questa: oggi - e' chiaro - si andra' incontro ad un nulla di fatto. L'Unione spera che si arrivi alla quarta votazione il prima possibile, cosi' da poter riproporre D'Alema, il candidato reale al Colle, ed eleggerlo quando sara' sufficiente che si votino loro stessi e basta. Nella peggiore delle ipotesi, andra' su Napolitano, comunista doc anche lui.
Quindi poco male: il gioco della seggiola avrebbe comunque un vincitore adatto ai loro divertentismi di potere. E avrebbe in ogni caso un perdente: la democrazia italiana.

IlNano
Nella foto: un altro Baffino papabile.

sabato, maggio 06, 2006

Per qualche seggiola in più.

Diciamocela tutta: alla possibilità che la sinistra ponesse in atto le promesse della campagna elettorale in pochi avevamo creduto. Alla storiella, trita e ritrita, che l'Unione si sarebbe mossa nell'interesse del Paese quasi nessuno dava retta.
Da qualche giorno la campagna elettorale è finita e la stentata coalizione messa su da quel genio politico che porta nome di Romano Prodi ha - sommessamente - vinto le elezioni. E con la vittoria sono, fin da subito, arrivate le prime grane per la lince di Scandiano : cosa regalare ai Comunisti di Rifondazione, come accontentare gli attaccabrighe dell'Udeur, come mettere il cuore in pace al bel Rutelli. Interrogativi.
Gli antichi romani - che al contrario di quelli moderni prendevano tutto sul serio - erano soliti ricordare Nemo potest duobus dominis servire : "nessuno può servire due padroni", ma Prodi è convinto di poterne mettere d'accordo anche quattro o cinque se necessario.
Il rondò di poltrone, scranni, divani letto è cominciato: l'utile idiota emiliano (di leniniana memoria) ha dovuto già più volte chinare il capo e rimettersi ad un prostrato Obbedisco. Ha ceduto la Camera al rosso Bertinotti - fiero ex rappresentate CGIL - memore di passati problemini che gli hanno fatto lo scalpo: così facendo ha spostato il baricentro della sua "Unione" ancora più a sinistra di quanto non fosse previsto. Al Senato, dopo epici scontri tra Franceschi, Franchi e Giulii, è salito il margheritino Marini (anche lui vecchia conoscenza del sindacato della CISL) : il potere al sindacato, solo in Italia.
Nel "sudoku rosso" manca ancora qualche tassello per arrivare alla soluzione. Da giorni nonno Romano non chiude occhio: "cosa dare ai DS?". Dopo il fattaccio dell'assegnazione della Camera contemporaneamente a Bertinotti e D'Alema, Prodi non vuole più commettere errori (sssseee...), e con la riservatezza che contraddistingue il sottobanchismo di certe trattative "trama nell'ombra" con il lungo Fassino per portare Baffino alla Presidenza della Repubblica. Così facendo il frontman unionista si parerebbe le terga da franchi attacchi del "mustacchiuto" lìder maximo diessino: i due - Prodi e D'Alema - si odiano è risaputo, e dopo quanto accaduto nel 1998 i rapporti non sono certo migliorati.

Si narra che il giornalista de L'espresso Giampaolo Pansa riportò questa frase pronunciata nell'ottobre 1998 da Massimo D'Alema riguardo a Romano Prodi e Walter Veltroni, all'epoca dei governi dell'Ulivo: "Quei due? sono due flaccidi imbroglioni". Pare che D'Alema abbia inviato una smentita, il giornalista Claudio Rinaldi, presente anch'egli all'esternazione, confermò e D'Alema non smentì poi tale conferma. Il giornalista Luca Telese (attenzione: da qualche giorno il suo sito non è più accessibile, quindi non posso riportare il link in cui compariva questa intervista) riferisce poi un'altra frase di Massimo D'Alema, questa volta contro Giampaolo Pansa e Romano Prodi, testimone ancora una volta Claudio Rinaldi dell'Espresso: "Pansa è un ottimo giornalista, ma ha un solo difetto. Non capisce un cazzo di politica; ce ne è uno solo che ne capisce meno di lui: Romano Prodi". Vox populi vox dei.
Certo, nell'interesse del paese così a lungo reclamizzato fino al 9-10 aprile dalla banda delle sinistre, la scelta di Massimo al Colle non sarebbe certamente la soluzione ottima, ma siccome nessuno crede a quegli spot da quattro soldi, la prospettiva è più realistica che mai. E consentirebbe certo una stabilità meno precaria al governino di Romano Prodi. Con buona pace di chi crede che non sia proprio il più onorevole successore di Ciampi uno che: aveva la tessera del Partito Comunista Italiano fino al 1990, abbandonò all'Università lo studio della filosofia (troppo speculare) per avvicinarsi alla politica (molto più pratica...), una volta dichiarò di "avere la falce e il martello nel cuore" (avesse detto qualcosa di analogo Gianfranco Fini sarebbe scattata la rivoluzione), dal 1998 al 2000 mise a ferro e fuoco il Parlamento pur di non mollare l'osso del potere, si vedrà partire una mozione contro il suo cabinato da un onorevole della sua stessa coalizione (l'on. Caruso lo ha già detto: organizzerà una raccolta di firme per espropriare la barca di Max), è troppo permaloso: per una vignetta irriverente sul mai chiarito Affare Mitrokhin (chissà perchè la magistratura imparziale non indaga) denunciò Forattini e chiese 3 miliardi di lire di danni morali (doveva cambiare gli interni della sua Ikarus?).
Ma a Prodi stavolta D'Alema serve, e a D'Alema per ora serve Prodi: come si dice, asinus asinum fricat.

IlNano
Nella foto: due che si aiutano a vicenda.

giovedì, maggio 04, 2006

Se telefonando...

Berlusconi aveva detto che "se si fosse fatto sentire Prodi" lui sarebbe stato a disposizione.
Cosi' e' stato: Prodi chiama, Silvio risponde.
Un incontro cordiale - a detta dello stesso Romano - a cui dovrebbero seguire a breve degli altri per discutere della Presidenza della Repubblica.
Chissa' che l'Unione non voglia veramente D'Alema al Colle. Sarebbe la triade perfetta: Bertinotti alla Camera, Marini al Senato, Max Presidente super partes.

W il pluralismo. W la democrazia.

IlNano
Nella foto, un altro che di telefonate (e di triadi) se ne intende.

lunedì, maggio 01, 2006

1° Maggio: la Festa Di alcuni Lavoratori

Ora è ufficiale anche questo. I sospetti c'erano già da tempo, ma si aspettava una conferma da una persona delle istituzioni. Ce l'ha fornita Bruno Ferrante, il democraticissimo candidato sindaco per la città di Milano, il quale ha fatto capire con le sue minacciose parole che (dopo il 25 Aprile) anche il primo maggio non è affatto la festa di proprio tutti i lavoratori. O meglio: c'è qualcuno che ha più legittimità a festeggiarla che altri. "I padroni non sfilano coi lavoratori" : così l'ex prefetto liquida l'intenzione dell'altro candidato per Milano, Letizia Moratti, a partecipare anch'ella alla manifestazione.
E siccome lì a sinistra sono uniti solo, a quanto pare, nel raccontare stupidaggini, Oliviero Diliberto - anche lui esponente di quanto di più democratico sia rimasto in Italia, i Comunisti - rincara la dose, facendo notare (chissà poi con quale diritto) che la Moratti "vuole partecipare per creare un caso". Questi mancini ne sanno sempre più di tutti.
L'organizzazione da stadio non manca: apprendiamo che, "come strumento democratico al dissenso", alcune sinistre associazioni sinistre hanno invitato i partecipanti alla Festa all'uso del fischietto come espressione della loro contrarietà ad una presenza non gradita . Se clima da campo di calcio dev'essere, chissà che non parta qualche democratico bengala all'indirizzo della signora Moratti.
Ma poichè, come sopra si diceva, quelli dell'Unione sono veramente coesi quando c'è da folleggiare, anche Paolo Cento dei Verdi non riesce a tenersi a freno e invita la Moratti a restarsene a casa : «È evidente che la festa dei lavoratori esprime cultura e contenuti del tutto alternativi a quelli rappresentati dal ministro».
Quindi, se abbiamo capito bene, non si tenta nemmeno di delegittimare impedimenti di sorta alla partecipazione di un esponente istituzionale ad una festa che, dalla caduta del fascismo a questa parte, dovrebbe esistere a rappresentanza di tutti, ma anzi lo si esorta a farsi da parte.
Questa sì che è democrazia. Questo sì che vuol dire unire il Paese.

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Nella foto, Bruno Ferrante: uno degli "alcuni" che oggi può festeggiare.